Prevenzione Cardiologica: come mantenere il cuore sano e riconoscere i segnali delle aritmie
/in news /da RobertoLe abitudini di vita hanno un impatto molto importante sulla salute del nostro cuore.
Ma quali sono i segnali da non sottovalutare? E cosa si intende per malattie del ritmo cardiaco?
Ne abbiamo parlato con Andrea Natale, professore ordinario in cardiologia all’Università di Tor Vergata di Roma con chiamata per Chiara Fama. Riconosciuto leader mondiale nel campo dell’elettrofisiologia, ricopre dal 2008 il ruolo di executive medical director al Texas Cardiac Arrhythmia Institute del St. David’s Medical Center ad Austin in Texas.
Che cos’è la prevenzione Cardiologica?
L’incidenza e i tassi di mortalità delle malattie cardiovascolari sono in calo in molti paesi d’Europa, ma sono ancora le cause più frequenti di decesso. È pertanto fondamentale che i professionisti del settore siano sempre attenti nell’informare e nel consigliare i pazienti ad adottare delle strategie di prevenzione volte a ridurre ancora di più tale rischio.
Negli ultimi decenni sono stati identificati i principali fattori di rischio delle malattie cardiovascolari, i quali si basano tutti su un caposaldo fondamentale: promuovere uno stile di vita sano nel corso della propria vita.
Tale obiettivo però non può dipendere solo dal medico o dal paziente, ma deve scaturire dalla sinergia di intenti che nasce dal rapporto tra i due che si supportano (ciascuno per la propria parte) in un percorso condiviso concentrato sul prendersi cura di sé stesso.
La prevenzione, dunque, non è banalmente legata al rispetto di regole, ma nasce dal rapporto di collaborazione tra i pazienti che decidono di ridurre il rischio di malattia ed il medico che li sostiene suggerendo loro le strategie adeguate al raggiungimento di tale obiettivo.
In sostanza, il paziente è al centro di questo processo. Il medico, pur mettendo a disposizione le proprie competenze, può far ben poco se il paziente non si impegna a preservare il proprio benessere personale.
Detto ciò, la prevenzione si può dividere in due grandi rami:
– la prevenzione primaria destinata ai pazienti apparentemente sani e basata su semplici
correzioni dello stile di vita che deve cominciare in età giovanile.
– la prevenzione secondaria destinata a pazienti con problematiche di salute note che è impostata sulla gestione di tali condizioni riducendo al minimo la possibilità che impattino in maniera negativa sulla qualità della vita
Prevenzione primaria: stili di vita
La prevenzione primaria si basa sul prendersi cura di sé stessi evitando quelle abitudini che possano in qualche modo avere un impatto negativo sul benessere quotidiano o a lungo termine.
Tale strategia può essere applicata in tutte le persone apparentemente sane (ossia non affette da patologia) che decidono di ridurre al minimo i rischi per la propria salute.
Le linee guida internazionali, basandosi sulle statistiche raccolte negli anni, indicano inequivocabilmente quali siano i principali elementi da considerare nella strategia di controllo del rischio: Il fumo di sigaretta, i livelli di pressione arteriosa, i livelli di colesterolo e l’obesità (e sedentarietà ad essa spesso collegata).
Tutti questi elementi contribuiscono in modo significativo all’insorgenza ed alla progressione di malattie cardiovascolari e possono essere controllati dal paziente stesso con l’impegno e la costanza.
La principale strategia, ed anche la più utile ed efficace, per controllare tali fattori, che può sembrare banale ma che richiede impegno e costanza, è rappresentata dall’esercizio fisico.
Uno degli obiettivi principali della Società Europea di Cardiologia fin dal 2020 è quello di promuovere l’esercizio fisico nei pazienti. Indipendentemente dall’età e dalle condizioni di salute, è ormai risaputo quanto grande sia l’impatto dell’esercizio fisico nel favorire e preservare il benessere individuale.
Almeno venti minuti di esercizio aerobico tre volte a settimana, insieme ad una dieta equilibrata ed all’interruzione dell’abitudine al fumo, sono diventati le basi per il controllo di quei fattori di rischio che sono giustamente definiti modificabili perché sono quelli su cui può agire direttamente il paziente anche senza l’aiuto del medico.
Il ruolo del medico in questa fase è di informare il paziente dei rischi e di guidarlo all’adozione di uno stile di vita che lo aiuti in maniera concreta a preservare il proprio benessere.
Prevenzione secondaria: controlli periodici
La prevenzione secondaria si applica a pazienti che hanno già avuto un problema di salute e che, in funzione di tale problema, occupano un gradino più alto nella scala del rischio rispetto alla popolazione sana.
Anche in questi pazienti vale la regola del controllo delle condizioni relative allo stile di vita ma ad essa si aggiunge un elemento che è il controllo dell’eventuale evoluzione della malattia.
La cardiopatia ischemica, lo scompenso cardiaco, le malattie aritmiche ed il diabete necessitano di strategie di monitoraggio e di trattamento a lungo termine che sono finalizzate a minimizzare l’impatto che queste patologie possono avere sullo stato di salute generale.
Il paziente, in questo caso, non può fare tutto da solo ma si deve affidare alle competenze del medico che lo guida e lo aiuta a controllare le possibili conseguenze da esse derivanti.
In questi casi bisogna considerare che la patologia non è da trattarsi come elemento singolo, ma va inquadrata nell’ottica della condizione generale e quindi, con controlli adeguati e con una strategia di trattamento individualizzata, va seguita nel tempo aiutando il paziente ad acquisirne coscienza e permettendogli di capire quali siano i segnali che il proprio corpo gli fornisce sempre con lo scopo di preservare il proprio benessere il più a lungo possibile.
Adottare una strategia di controlli periodici serve proprio a questo: educare il paziente a monitorare la propria condizione, aiutarlo a controllarla e limitare al massimo l’impatto negativo sulla qualità della vita.
Quali sono i segnali da non sottovalutare
I segnali principali possono essere di due tipi: segnali rilevabili dal paziente stesso e segnali emergenti dai controlli medici periodici.
Il paziente non deve sottovalutare elementi quali aumento del proprio peso, stanchezza eccessiva, affanno e palpitazioni. In questi casi la strategia migliore è rivolgersi a figure professionali che siano in grado di capire se queste condizioni dipendano da alterazioni dello stato di salute o se dipendano semplicemente da condizioni correggibili con la modifica dello stile di vita.
Al medico spetta invece l’identificazione e lo studio di tutti quegli elementi che il paziente da solo non riesce a controllare autonomamente come ad esempio i valori di colesterolo o i valori di pressione arteriosa. Ma soprattutto ha l’obbligo di far capire al paziente su cosa debba concentrare la propria attenzione individualizzando la strategia di monitoraggio in base alle condizioni ed alle esigenze specifiche del singolo paziente.
Che cosa sono le malattie del ritmo cardiaco. Quando preoccuparsi e come si curano
Il cuore è una pompa che, attraverso una funzione meccanica (contrazione), spinge il sangue in tutto il corpo attraverso i vasi. Come tutte le pompe meccaniche è formato da componenti che hanno una gerarchia funzionale necessaria a rendere più efficiente il proprio compito.
Tale gerarchia di funzionamento prevede che il movimento delle sue componenti rispetti una certa sequenza che viene garantita da un’attivazione elettrica progressiva. Quest’ultima diffondendosi nel tessuto cardiaco ne comporta il funzionamento ottimale.
La normale ed ordinata attivazione elettrica delle strutture cardiache fa in modo che il cuore si contragga in maniera ordinata e coordinata e fa in modo che il suo meccanismo di pompa funzioni al meglio. Tale attivazione ordinata determina un ritmo che viene definito “Ritmo Sinusale” perché generata da una struttura specifica chiamata Nodo del Seno.
Il Nodo del Seno è definito anche Segna Passi naturale del cuore perché è quello che detta la cadenza e da cui parte la sequenza di attivazione delle componenti cardiache. Dobbiamo immaginarlo un po’ come il direttore di un’orchestra che impone a tutte le strutture cardiache di svolgere il proprio compito al momento giusto.
Quando l’attività elettrica sfugge al controllo di questo direttore d’orchestra si parla di disturbi del ritmo ossia di aritmie.
Esistono diverse tipologie di aritmie e ciascuna ha la propria specificità che sarebbe troppo lungo andare a trattare nel dettaglio, ma tutte possono essere semplificate in due grandi famiglie: quelle che fanno andare il cuore troppo lento, le cosiddette ipocinetiche e quelle che fanno andare il cuore troppo veloce, ovvero ipercinetiche.
Le Aritmie Ipocinetiche derivano da difetti di produzione dell’impulso elettrico a livello del Nodo del Seno o da difetti di trasmissione (conduzione) dell’impulso tra le varie componenti del cuore. Questo porta spesso ad un eccessivo rallentamento della frequenza cardiaca che, sebbene a volte asintomatica, si può manifestare con vari gradi che vanno dall’eccessiva stanchezza all’affanno fino anche alla perdita di coscienza. La strategia di trattamento in questi casi prevede l’applicazione di un dispositivo detto pacemaker che sostituendosi al Nodo del Seno o alle vie di conduzione ripristina il corretto ritmo e la corretta sequenza di attivazione delle componenti del cuore.
Le Aritmie Ipercinetiche derivano, invece, da produzioni anomale dell’impulso elettrico a livello di strutture che di solito obbediscono a quanto imposto dal Nodo del Seno. Esse generano un proprio ritmo e lo impongono al resto del cuore alterando la normale sequenza di attivazione delle componenti e rendendo il sistema di pompa meno efficiente. Tali aritmie possono essere generate negli atri o nei ventricoli e prendono il nome proprio dalle strutture da cui originano e possono essere trattate sia con strategie farmacologiche sia con strategie interventistiche.
Una delle più comuni è sicuramente la Fibrillazione Atriale che è dovuta ad uno sconvolgimento della normale attivazione degli atri e comporta un ritmo disordinato e caotico che si manifesta con palpitazioni, affanno e stanchezza (anche se spesso è asintomatica). Tale condizione rappresenta l’esempio tipico delle aritmie cardiache che, con le tecniche derivanti dall’evoluzione tecnologica degli ultimi anni, può essere facilmente individuata con dispositivi personali (es smart watch) ed altrettanto facilmente trattata mediante una procedura chiamata ablazione transcatetere.
Quest’ultima tecnica consiste nell’entrare all’interno delle camere cardiache con dei cateteri di pochi millimetri inseriti dalle vene della gamba che sono in grado di mappare l’attività elettrica cardiaca andando ad individuare con precisione l’origine dell’impulso anomalo e di eliminarlo attraverso l’applicazione di una fonte di energia che determina la distruzione del tessuto sede dell’anomalia.
L’elettroporazione o Pulsed Field Ablation, questo è il nome della tecnica, provoca una lesione solo sulla parte di tessuto responsabile dell’aritmia ed evita che vengano apportati danni alle strutture vicine e garantisce un’ottima percentuale di successo procedurale in tempi operatori ridotti.
Prof. Andrea Natale
Il Prof. Andrea Natale si è laureato summa cum laude in Medicina e Chirurgia presso l’Università degli Studi di Firenze ed ha conseguito la Specializzazione in Cardiologia summa cum laude presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma.
Si è successivamente dedicato allo studio dei disturbi aritmici del cuore, completando la sua formazione in elettrofisiologia cardiaca in Canada e negli Stati Uniti.
Dopo aver ricoperto incarichi accademici e clinici a Duke University e Stanford, venne nominato Direttore del Dipartimento di Elettrofisiologia alla Cleveland Clinic dove fondo’ il Centro di Eccellenza per la Fibrillazione Atriale. Nel 2024 e’ stato nominato Professore Ordinario di cardiologia per Chiara Fama all’Universita di Tor Vergata a Roma.
Il Prof. Natale è attualmente Direttore Medico Esecutivo del Texas Cardiac Arrhythmia Institute presso il St. David’s Medical Center di Austin, Texas, Direttore Nazionale per l’elettrofisiologia dell’Healthcare Corporation of America (HCA), Chair del Consiglio di Elettrofisiologia, nonché’ membro esecutivo del Consiglio per Malattie Cardiovascolari.
Il Texas Cardiac Arrhythmia Institute è leader mondiale nel trattamento dei disturbi aritmici cardiaci e vanta un volume medio annuo di circa 3000 ablazioni complesse. Il gruppo guidato dal Prof. Natale è il primo centro per la cura delle aritmie cardiache del Nord America. Oltre all’attività clinica, il Prof. Natale dirige la ricerca clinica del suo centro ad Austin con pubblicazioni di importanti lavori di ricerca che hanno cambiato radicalmente l’approccio terapeutico interventistico della fibrillazione atriale e della tachicardia ventricolare.
Il Prof. Natale è un appassionato educatore e mentore, formando molti elettrofisiologi che portano i suoi insegnamenti nel mondo, è direttore di decine di corsi di formazione nazionali ed internazionali, è presidente dello storico VeniceArrhythmia e fondatore del prestigioso meeting EPLIVE, il primo congresso nel campo dell’elettrofisiologia a promuovere la formula di procedure particolarmente interessanti trasmesse dal vivo ad esperti del settore.
A conferma del suo successo, il format del congresso è stato esportato nel mondo e, in aggiunta all’evento di Austin, continua ad organizzarli in Europa, Medio Oriente, Asia e Sud America.
Annualmente selezionato fra i “Best Doctors in America” dal 2003 ad oggi, in virtù della cospicua produzione clinica e scientifica e dell’attività educativa, è stato insignito di numerosi premi e riconoscimenti nazionali e internazionali, tra cui Pioneer in Electrophysiology Award dell’European Heart Rhythm Association (2020), Star of Texas Healthcare Award (2018), Eric N. Prystowsky Advocate for Patients Award (2017), Frist Humanitarian Award (2012), Innovator Award della Cleveland Clinic Foundation (2004 e 2005).